Nel panorama odierno dei videogiochi, un numero crescente di titoli è strettamente legato alla connettività online, rendendo la chiusura dei server e dei negozi digitali una minaccia concreta per la loro sopravvivenza. La recente ondata di chiusure di servizi da parte di grandi editori ha sollevato preoccupazioni profonde tra i giocatori, portando alla nascita di un movimento senza precedenti: “Stop Destroying Videogames”.
L’iniziativa è stata lanciata dallo YouTuber Ross Scott a causa dell’annuncio della chiusura del gioco di guida The Crew, e ha rapidamente guadagnato slancio, con l’obiettivo ambizioso di raccogliere un milione di firme per contrastare la distruzione sistematica dei videogiochi. Ad oggi, la petizione ha già superato le 155.000 firme, sostenuta da giocatori di 27 diversi paesi europei.
La petizione “Stop Destroying Videogames” non è solo un grido di frustrazione, ma una richiesta formale di intervento legislativo. Il documento sottolinea la necessità di creare un quadro giuridico che impedisca agli editori di interrompere arbitrariamente il supporto ai giochi online. In particolare, il movimento si appella all’articolo 17, paragrafo 1, della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea, che afferma: “Nessuno può essere privato dei suoi beni, se non per causa di pubblica utilità e nei casi e alle condizioni previste dalla legge, a condizione che sia versato in tempo utile un equo indennizzo per la loro perdita”.
Secondo i promotori della petizione, l’acquisto di un videogioco dovrebbe garantire al consumatore il diritto di poterci giocare in modo permanente. Questa aspettativa viene però spesso disattesa quando i publisher, senza preavviso o compensazione, chiudono i server necessari per l’accesso ai giochi, rendendo impossibile la loro fruizione. La petizione critica duramente questa pratica, considerandola un attacco diretto ai diritti dei consumatori e una minaccia per il futuro stesso del medium videoludico.
Il testo della petizione è esplicito nel denunciare come, alla fine del ciclo di vita di questi giochi, gli editori non solo interrompano il supporto online, richiesto per il funzionamento del gioco anche quando non è strettamente necessario per il gameplay, ma adottino misure drastiche per impedire ai consumatori di mantenere i giochi funzionanti. La chiusura dei server viene spesso accompagnata dalla distruzione di tutte le copie funzionanti, rendendo impossibile per i giocatori accedere al prodotto che hanno legalmente acquistato.
“Stop Destroying Videogames” rappresenta una sfida diretta alla gestione attuale dei diritti digitali nell’industria dei videogiochi. La questione non riguarda solo la perdita di un passatempo, ma il riconoscimento del videogioco come forma culturale meritevole di protezione e conservazione.