Imane Khelif è nata a Tiaret, in Algeria, il 2 maggio 1999. Ha iniziato ad allenarsi contro il volere della sua famiglia e per pagarsi l’autobus e le lezioni, la giovane pugile arrivò a vendere metallo raccolto tra i rifiuti. Debutta ai Mondiali del 2018, classificandosi 17esima, e partecipa alla sua prima Olimpiade a Tokyo nella categoria 60 kg. Tuttavia, ai mondiali di Nuova Delhi del marzo 2023, Khelif viene squalificata per “un livello eccessivo di testosterone e la presenza di cromosomi maschili nel DNA”, secondo quanto dichiarato dalla International Boxing Association (Iba), un ente sportivo non riconosciuto dal Comitato Olimpico Internazionale (CIO). La stessa sorte è toccata alla pugile taiwanese Lin Yu-ting, anch’essa esclusa per un presunto “vantaggio competitivo” sulle rivali.
Imane Khelif è stata erroneamente definita come trans, ma è una persona intersex. L’Istituto Superiore di Sanità definisce intersex come una condizione che racchiude “tutte le varianti innate nelle caratteristiche del sesso e possono riguardare i cromosomi sessuali, gli ormoni sessuali, i genitali esterni o le componenti interne dell’apparato riproduttivo”. Nonostante l’esclusione dai mondiali 2023, il CIO non ha riscontrato incompatibilità nella partecipazione della pugile ai Giochi di Parigi, dichiarando che “tutte le atlete iscritte alle competizioni rispettano i requisiti”.
Imane Khelif si è sempre identificata come donna e ha partecipato esclusivamente a competizioni femminili. Dal ring, in seguito alla vittoria contro Carini ha inviato un messaggio alle ragazze: “Non lasciate che gli ostacoli vi fermino” e ha ringraziato il popolo algerino: “È la prima vittoria, ora punto all’oro”.
L’esito dell’incontro tra Khelif e Carini ha fortemente diviso l’opinione pubblica. Da un lato, ci sono coloro che difendono il diritto della pugile algerina di gareggiare al pari delle altre atlete in quanto donna. Dall’altro, vi sono coloro che sottolineano l’esistenza di un “vantaggio competitivo” dovuto alle sue caratteristiche genetiche. La premier italiana Giorgia Meloni, da Casa Italia a Parigi, ha affermato: “Io penso che atleti che hanno caratteristiche genetiche maschili non debbano essere ammessi alle gare femminili e non per discriminare qualcuno ma per tutelare il diritto delle atlete a competere ad armi pari”.
Il dibattito ha visto anche espressioni di sostegno. Il suo allenatore, Mohamed Chaoua, ha dichiarato: “Tutte queste polemiche le danno la forza per andare avanti”. Ismael Bennacer, calciatore del Milan e della nazionale algerina, ha espresso il suo supporto: “Sostegno totale alla nostra campionessa Imane Khelif che sta subendo un’ondata di odio ingiustificato”
Solo perché intersex non significa che abbia un vantaggio rispetto alle avversarie, ci sono tanti valori che vanno ad indicare quando un vantaggio è eccessivo e visto che secondo il CIO questi valori non sono stati superati è giusto che partecipi