Secondo quanto riportato nel testo del disegno di legge, l’intento dichiarato era di “preservare l’integrità della lingua italiana” e di evitare quella che veniva definita un’ “impropria modificazione dei titoli pubblici” tutelandoli dai “tentativi ‘simbolici’ di adattarne la loro definizione alle diverse sensibilità del tempo”.
Tuttavia, la Lega ha prontamente preso le distanze dall’iniziativa di Potenti. Il capogruppo al Senato, Massimiliano Romeo, ha dichiarato che la proposta era un’iniziativa personale del senatore e non rifletteva in alcun modo la linea del partito. La Lega ha quindi chiesto il ritiro immediato del disegno di legge.
La senatrice del Partito Democratico, Valeria Valente, ha accolto con favore il ritiro del disegno di legge, ma ha avvertito di non sottovalutare la gravità dell’iniziativa. Secondo Valente, considerare la declinazione femminile dei titoli istituzionali come una corruzione della lingua italiana rivela un pensiero profondamente radicato: quello di una società patriarcale che cerca di marginalizzare la presenza femminile nella vita pubblica.
Valente ha dichiarato: “È stato un fatto grave, non un’iniziativa ridicola o antistorica. Pensare che la declinazione femminile di nomi istituzionali o professionali corrompa la lingua italiana e per questo prevedere anche multe salate, rivela un pensiero ben preciso: e cioè che le donne nella vita pubblica siano un orpello da cancellare e che il sistema, maschile e maschilista, sia il punto di riferimento per tutti.”
(Fonte: https://www.tgcom24.mediaset.it/politica/lega-ritira-proposta-legge-divieto-uso-femminili-atti-pubblici_84973643-202402k.shtml)